
Destinazioni Italia
A ripensare alla nostra escursione alle Torri del Vajolet ancora ci viene la pelle d’oca.
La bellezza del paesaggio circostante toglie il fiato così come la ripida salita che ci ha portati fino alla base delle torri.
Le Torri del Vjolet fanno parte del Gruppo del Catinaccio e per gli amanti della montagna crediamo non abbiano bisogno di presentazioni. Sono maestose e meravigliose!
In questo articolo vi raccontiamo di quando, con lo spirito d’avventura che ci caratterizza, o forse è incoscienza, giudicherete voi, siamo arrivati ai loro piedi.
La prima parte dell’escursione è facile e con un panorama strepitoso per cui la consigliamo anche alle famiglie con bambini. La seconda parte dell’escursione invece è solo per esperti, così come indicato dai cartelli in loco. Nemmeno noi siamo escursionisti esperti, ma frequentiamo la montagna da sempre, pertanto se non siete proprio neofiti dei sentieri di montagna, potrete fare anche la seconda parte.
Abbiamo lasciato il camper al parcheggio della seggiovia di Pera di Fassa dove, non essendoci divieti, abbiamo sostato anche durante la notte. Da lì partiva un servizio di pulmini che portava in quota al rifugio Gardeccia, essendo la strada chiusa al traffico. Abbiamo però letto che ora il servizio di navetta è stato sospeso. Peccato, perché era molto comodo e per niente caro. Ora per arrivare al rifugio Gardeccia bisogna prendere gli impianti di risalita.
Una volta arrivati in quota il panorama è già paradisiaco, ma non fermatevi qui perché il meglio deve ancora venire.
Abbiamo imboccato l’ampio sentiero 546, in salita ma non difficile, che in un’oretta abbondante ci ha portati al rifugio Vajolet ed al rifugio Preuss. Arrivati qui godrete di una vista spettacolare e avrete l’imbarazzo della scelta per rifocillarvi visto che i due rifugi sono a poca distanza l’uno dall’altro. Inoltre da qui partono tantissime escursioni nel cuore del gruppo del Catinaccio.
Se volete fare un’escursione indimenticabile al termine della quale vi sentirete dei veri “scalatori” proseguite sul sentiero 542 che porta al Rifugio Re Alberto I.
Il cartello del sentiero 542 “sentiero per escursionisti esperti” ci attraeva e spaventava allo stesso tempo. Inoltre alla partenza del sentiero già si vedeva che il dislivello per arrivare in cima era veramente importante. Per questo prima di partire abbiamo parlato con alcuni escursionisti che stavano scendendo dal sentiero 542. Ci hanno spiegato che lungo il percorso avremmo trovato dei cordini metallici che ci avrebbero aiutato nei punti più esposti e che non era necessaria l’attrezzatura da ferrata. Rincuorati dai consigli siamo partiti per la parte più adrenalinica della nostra escursione.
E’ stata una salita bella tosta che ci ha dato parecchio affanno e a tratti abbiamo dovuto aiutarci anche con le mani. Salendo evitavamo di guardare in giù perché l’altezza era veramente importante. Eravamo anche un po’ preoccupati che i nostri bambini potessero mettere un piede nel punto sbagliato. Ma in realtà, salendo con prudenza non c’è pericolo di cadere, perché come ci avevano raccontato, ci si può reggere ai cordini metallici. Il massimo della gioia lo abbiamo raggiunto quando salendo abbiamo trovato dei tratti di neve (a luglio!).
Arrivati finalmente in cima, ci siamo seduti davanti al Rifugio Re Alberto I a riprendere fiato e a goderci il panorama. Le torri del Vajolet erano lì davanti a noi e così vicine non le avevamo mai viste. Ci siamo sentiti dei veri scalatori ad aver compiuto questa impresa.
E come da tradizione di famiglia, una volta compiuta la salita, ci siamo concessi una bella merenda in rifugio.
Al rifugio Re Alberto I abbiamo mangiato un kaisershmarren strepitoso. Sarà che a faticare viene fame, ma noi l’abbiamo letteralmente divorato.
Il ritorno sempre sul sentiero 542 è stato da brivido, perché scendendo non potevamo certo evitare di guardare giù e di prendere coscienza della ripidità del sentiero. Mauro è sceso per primo, i bambini in mezzo e Debora ha chiuso la fila. Gli escursionisti che abbiamo incontrato hanno fatto mille elogi ai nostri coraggiosi bambini per aver affrontato con il sorriso un sentiero così difficile. Ovviamente ad ogni elogio il loro orgoglio cresceva sempre più e l’escursione è diventata la loro preferita
Poi di nuovo giù seguendo il comodo sentiero 546 ed infine discesa al parcheggio con il pulmino.
Una volta arrivati in camper ci siamo fatti una bella doccia rigenerante e una partitina con i nostri super giochi da viaggio. Ben presto è giunta l’ora di cena e non avendo la minima voglia di cucinare siamo andati al Ristorante Pizzeria Ramon di Pera di Fassa. Il locale è molto accogliente e propone ottime pizze e piatti tipici trentini. Consigliamo vivamente i canederli in brodo, fra i più buoni mai mangiati.
Come al solito la Val di Fassa ci ha colpiti al cuore con i suoi panorami mozzafiato e l’ottima cucina.
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